Quando si parla di un’azienda quasi sempre si evidenziano cifre, numeri, bilanci. Eppure dietro ad un’impresa, piccola o grande che sia, c’è sempre un capitale più importante, consistente e di valore: le persone.

Ogni singolo individuo che compone il nostro team contribuisce con il suo lavoro, il suo entusiasmo, la sua passione, al successo di Esserre Pharma e noi che li viviamo giornalmente lo sappiamo, ma per voi – che siete lì dietro allo schermo – questo lato così importante è ancora del tutto sconosciuto.

Ecco dunque che abbiamo deciso di intraprendere insieme un viaggio, che ci porterà a conoscere i volti che si nascondo dietro alla nostra azienda.

Da dove iniziamo? Proprio dall’apice, dal nostro CEO, Amedeo Squillace, che – insieme a Costanza Riccioni, Head of Research and Development – ha dato vita all’incredibile progetto da cui è nata Esserre Pharma. 

La loro è una storia di ispirazione, di sogni e di un sodalizio che li ha portati a costruire qualcosa di importante a livello affettivo e manageriale. Amedeo e Costanza si sono conosciuti molto giovani. Entrambi primi del loro corso universitario di farmacia, entrambi follemente innamorati del percorso di studi intrapreso. Le tante ore trascorse ad analizzare pubblicazioni e ricerche, hanno fatto nascere in loro l’idea che ci fosse un tesoro del tutto trascurato, nascosto proprio nella regione natia di Amedeo: la Calabria. Questo tesoro altro non era che il bergamotto.  

Intraprendenza, meticolosità e tenacia li hanno portati a metter su un’azienda che consta oggi circa 70 persone, ma il percorso non è stato così facile e lineare.  

 Amedeo, come è nata Esserre Pharma? 

Esserre Pharma è nata nel 2013. Al tempo mi ero appena laureato in farmacia e mi incuriosiva il fatto che il bergamotto fosse un frutto che cresceva solo nella fascia ionica reggina. Da giovane neolaureato ho iniziato a leggere e studiare le prime pubblicazioni delle università sulle proprietà salutistiche di questo frutto ed ho iniziato ad approfondire. Mi sono rivolto anche ai professori, ma non c’era nessuno che soddisfacesse la mia curiosità. Mi sono intestardito, non capivo come mai questo prodotto esclusivo del territorio della Calabria, che aveva un grande potenziale nella gestione dei fattori di rischio cardiometabolico – che causano ancora oggi le patologie più diffuse a livello globale – fosse così trascurato. Il bergamotto rappresentava ai miei occhi una potenziale soluzione interessante, efficace e naturale a questa esigenza di salute.  

Sono cresciuto in farmacia, i miei genitori sono farmacisti, la casa in cui abitavo era proprio sopra alla farmacia. Per forza di cose ho trascorso la mia infanzia più in farmacia che a casa e sono sempre stato affascinato dai prodotti che stavano sugli scaffali. Li osservavo, li ammiravo.  

La mia passione per la galenica (amavo veder nascere un farmaco, un prodotto naturale, seguire la fase di tecnologia farmaceutica, analizzarne i principi attivi e gli eccipienti) unita a quella per l’estetica delle cose (confezioni, colori) ed alla tradizione della mia famiglia, mi hanno dato il coraggio di portare avanti la mia intuizione. Ho messo insieme questi tre fattori e, insieme a Costanza, ho creato Esserre Pharma, un’evoluzione della tradizione della mia famiglia. Siamo passati da una produzione galenica e territoriale ad una dimensione più industriale, portando con tanto orgoglio sul mercato il bergamotto.  Siamo la prima azienda che ha investito su questo frutto, simbolo di cultura, mediterraneità, biodiversità e sostenibilità. I flavonoidi – molecole bioattive utilizzate nei nostri prodotti – sono stati isolati in sottoprodotti della trasformazione agroindustriale del bergamotto: nel pastazzo.  

Il pastazzo degli agrumi era solo uno scarto che veniva utilizzato nella mangimistica, veniva dato come mangime agli animali da allevamento. Grazie ai nostri processi di ricerca e produzione, nella nutraceutica ha una seconda vita. 

Da dove vi è venuta l’intuizione di utilizzare materie prime di scarto, quelle che sarebbero andate a perdersi, riscoprendone dunque il valore? 

La dieta mediterranea è una dieta ricca, caratterizzata da alimenti ricchi di sostanze benefiche. L’ispirazione ci è venuta dal fatto che queste sostanze sono particolarmente concentrate in parti del bergamotto che venivano scartate. Abbiamo pensato di unire il concetto di potenziale scientifico e salutistico, con quello di sostenibilità e circolarità e così è nato il primo prodotto Esserre Pharma – che ad oggi resta il nostro prodotto più venduto in tutto il mondo – ColBer. 

Cosa significa per te sostenibilità e quanto è difficile per un’azienda percorrere questa via? 

Non è semplice tracciarla e raccontarla, però la sostenibilità – per noi di Esserre Pharma – è un concetto chiaro e definito perché è legato al vero e proprio ciclo di vita dei nostri prodotti. Fondamentalmente quello che facciamo è recuperare queste sostanze di scarto inserendole in un nuovo ciclo produttivo – in un’ottica circolare appunto – facendo nascere estratti che diventano integratori in compresse, capsule, bustine, ma che potrebbero diventare anche alimenti funzionali o bevande che hanno proprietà salutistiche, e che quindi si integrano ed inseriscono nelle nostre abitudini di consumo e nel nostro regime alimentare. 

Non dimentichiamo poi che siamo la patria della dieta mediterranea, il regime alimentare riconosciuto come più efficace nella prevenzione delle patologie croniche o degenerative, e che siamo una popolazione che sta invecchiando e che ha bisogno di fare tanta prevenzione e di trovare soluzioni che permettano di invecchiare bene dando qualità alla vita quotidiana. Nasce da qui il concetto di sostenibilità, che da noi si declina in sostenibilità per l’ambiente, ma non solo. È un concetto molto più ampio, che è integrato nella nostra strategia di crescita aziendale. Si può essere un’azienda sostenibile e crescere, dall’altro lato, a doppia cifra. 

Esserre Pharma investe molto nella ricerca. Quale pensi che sarà il futuro della nutraceutica? Come ti immagini i prossimi anni di questo settore? 

Nei prossimi anni ci sarà bisogno di tanta qualità, in ogni singolo aspetto e fase della filiera. Una filiera che crea prodotti per il benessere delle persone non può prescindere dall’investire in ricerca e sviluppo. E’ nel DNA di qualsiasi azienda che vuole nascere e crescere creando valore nel mercato in cui opera e soprattutto per le persone che si propone di servire. Vedo un futuro in cui la nutraceutica  – e gli integratori alimentari  in generale – saranno sempre più affini agli alimenti, migliorando il nostro modo di alimentarci e curarci prevenendo. I confini saranno sempre più liquidi tra loro e ci sarà una tendenza ad alimentarsi ed integrare con prodotti estremamente qualitativi. Nutrizione e nutraceutica saranno sempre più due facce della stessa medaglia, con un obiettivo comune: quello di invecchiare bene ed in salute. 

Nel 2023 Esserre Pharma compie 10 anni quali sono i traguardi che avete raggiunto in questo percorso? 

Siamo un’azienda a tutti gli effetti, una PMI (piccola media impresa), con un carattere di innovatività importante, che caratterizza ed ha caratterizzato tutta la nostra crescita, è stato il nostro ingrediente segreto. Esserre Pharma è stata fondata da me e Costanza, due persone, e ad oggi – al decimo anno – siamo un gruppo di 70 persone che opera in Italia ed all’estero, che ha un’anima ed un cuore – qui a Formello.  

I nostri laboratori sono stati un importante traguardo perché è qui che sviluppiamo internamente i nostri prodotti e siamo una delle poche aziende nel settore della nutraceutica che ha internalizzato questa fase di produzione, che ha un laboratorio in cui fa ricerca sui prodotti e sui processi estrattivi. Questo per noi è motivo di grande orgoglio.  

Siamo un’azienda in cui l’età media è molto bassa, sui 34 anni, e la percentuale di laureati è il 95%. Abbiamo tutto personale altamente specializzato, dagli informatori tecnico scientifici a chi si occupa della ricerca e sviluppo, al marketing, alle vendite, ecc  ecc.  

Abbiamo scommesso su una strategia estremamente sfidante in un mercato molto competitivo. Una strategia sfidante perché basata su delle nicchie che abbiamo dovuto sviluppare noi per primi: quella della mediterraneità, della filiera corta, della filiera sostenibile, del rigore scientifico…tutta una serie di aspetti che hanno richiesto investimenti di lungo periodo. All’inizio per certi versi antieconomici, ma che poi nel lungo periodo ci hanno permesso di iniziare ad esprimere tutto il nostro potenziale e di essere un’azienda presente in Italia ed all’estero per il 50% del fatturato e che ha un posizionamento distintivo molto specifico. Vogliamo diffondere la cultura della nutraceutica mediterranea (e del benessere mediterraneo in generale) in tutto il mondo. 

Che impatto pensi possa avere la mediterraneità nel mondo? Siamo pronti ad accogliere questo concetto a livello globale? 

Come qualsiasi azienda che vuole crescere all’estero abbiamo una strategia globale ed un’esecuzione locale, quindi ogni geografia ha la sua declinazione di questa strategia. Quello che credo è che il concetto di mediterraneità sia estremamente attuale non solo da un punto di vista scientifico, ma anche a livello ambientale e sociale. La pandemia e tutto quello che ne è derivato dopo è stata un’estrema conferma di questa visione. Durante la pandemia Esserre Pharma ha continuato a crescere, proprio perché avevamo delle produzioni locali ed abbiamo dato continuità alla produzione e distribuzione.  

Il concetto di mediterraneità si sposa con i trend del futuro, che il Covid ha fatto emergere: la necessità di vivere ed operare nel concetto di “one health”. La nostra salute è strettamente connessa con la salute del nostro pianeta. Non è uno slogan, ma una realtà di fatto. C’è bisogno di soluzioni naturali per far vivere bene e più in salute possibile, abbattendo i fattori di rischio dovuti a cause ambientali o che possono essere il risultato di una dieta scorretta, uno stile di vita sbagliato, sedentarietà. Sono tutte verità che fondamentalmente conosciamo e che sono dimostrate scientificamente, ma che non sono perfettamente parte del nostro agire quotidiano, della nostra cultura.  

Non è un caso che la dieta mediterranea sia stata scoperta in Italia e che sia patrimonio dell’Unesco, ma che proprio qui in Italia i principi cardine di questa dieta siano seguiti da una bassissima percentuale della popolazione (intorno al 13%), che scende al sud Italia – che poi è la culla dei prodotti che ci rendono famosi in tutto il mondo. Questo concetto è strettamente legato al made in Italy, abbiamo una grossa opportunità ma anche un grande dovere: quello di diffondere questa cultura e dare valore al potenziale espresso dalla nutrizione e nutraceutica mediterranea in Italia e fuori dall’Italia.  

 Quanto della tua regione, la Calabria, e della tua tradizione familiare hai riportato in Esserre Pharma? 

Tanto. Sono uno dei tanti giovani che sono purtroppo andati via dalla loro terra, ma ho sempre la voglia di mantenere un contatto diretto, non solo affettivo. 

Laddove possibile ho cercato di creare opportunità di sviluppo. Credo che con Esserre Pharma abbiamo dato il via ad una serie di ritorno e di ripercussione, di valore economico e sociale, in un territorio che offre – a mio modo di vedere – tutta una serie di opportunità e materie prime sottovalutate. Bisogna però rimboccarsi le maniche ed essere in grado di valorizzare. E’ questo che abbiamo fatto con un progetto imprenditoriale come Esserre Pharma e ad oggi i numeri e le evidenze ci stanno dando ragione.