Introduzione al Bergamotto
Il bergamotto (Citrus bergamia) è un agrume noto per le sue proprietà aromatiche e medicinali, appartenente alla famiglia delle Rutaceae, diffuso principalmente in Calabria, Italia. Questo frutto è rinomato per l'olio essenziale utilizzato in profumeria e per le sue proprietà ipocolesterolemizzanti. In questo articolo esploreremo la sua complessa origine botanica, le caratteristiche della pianta, le proprietà dei flavonoidi e il suo ruolo nella riduzione del colesterolo.
Tassonomia e Nomenclatura del Genere Citrus
La tassonomia e la nomenclatura del genere Citrus (famiglia Rutaceae) sono complesse e in continua evoluzione grazie alle moderne tecniche di biologia molecolare. La classificazione delle specie di agrumi è difficile da definire, considerando l’elevato numero di ibridi interspecifici e cultivar. I flavonoidi presenti nei frutti di agrumi, tra cui il bergamotto, sono importanti non solo per il loro valore aromatico, ma anche per le loro proprietà medicinali, che includono effetti positivi sul colesterolo.
Origini del Bergamotto
Le difficoltà nel definire con precisione la filogenesi del bergamotto, ovvero le sue origini genetiche e geografiche, sono legate alla complessità del suo studio. Il bergamotto (Figura 1) è un ibrido interspecifico che deriva dall'incrocio di diverse specie di agrumi: Citrus x aurantium (arancio amaro), Citrus x limon (limone), Citrus x aurantifolia (limetta o lime), o ancora da Citrus medica (cedro), come confermato da recenti studi (Valussi et al., 2021).
Figura 1. Tavola botanica del bergamotto (tratto da Köhler, H.A. Köhler’s Medizinal-Pflanzen. Arch. Pharm. 1887, 225, 276).
Secondo alcune fonti, il bergamotto sarebbe originario della Calabria o, più in generale, dell'Italia meridionale. Altre teorie suggeriscono che il bergamotto abbia avuto origine fuori dall'Italia, nelle Antille, in Grecia o nelle Isole Canarie, e che sia stato poi introdotto in Calabria tra il XIV e il XVI secolo, dove oggi si produce circa il 90% del bergamotto mondiale. Alcuni sostengono che il frutto sia stato portato in Italia da Cristoforo Colombo attraverso la città spagnola di Berga in Catalogna, che avrebbe ispirato il nome del bergamotto.
Tuttavia, l'ipotesi più plausibile è che il nome bergamotto derivi dal turco ‘beg-a-mudi’ o ‘beg armudu’, che significa ‘pera del Principe’ o ‘pera del Signore’, in riferimento alla forma e all'importanza del frutto (Dugo e Bonaccorsi, 2013).
Anche sul corretto nome scientifico vi sono delle divergenze tra i tassonomisti, come riportato nella Tabella 1.
Tabella 1. Nomenclatura del bergamotto secondo differenti istituzioni ed autorità nell’ambito della tassonomia (tratto da Valussi et al., 2021).
Autorità/istituzione |
Nomenclatura binomia |
Integrated Taxonomic Information System |
Citrus aurantium subsp. bergamia (Risso & Poit.) Wight & Arn. ex Engl. |
International Plant Names Index |
Citrus bergamia Risso |
Tropicos |
Citrus × bergamia Risso & Poit. |
World Checklist of Selected Plant Families |
Citrus limon (L.) Osbeck |
U.S. Department of Agriculture: Agricultural Research Service |
Citrus × limon (L.) Osbeck var. bergamia (Loisel.) ined. |
Mabberley’s Plant-Book |
Citrus × limon, Bergamot group |
Alcuni autori individuano quattro sottogruppi di bergamotto, differenti in base alla morfologia della pianta e del frutto, oltre che al sapore e all’aroma di quest’ultimo:
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Piccola
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Torulosa
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Melarosa
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Comune
Quest’ultimo gruppo è quello più importante del punto di vista industriale e comprende le cultivar ‘Castagnaro’, ‘Femminiello’ e ‘Fantastico’ (o ‘Inserto’), quest’ultima, a sua volta, un ibrido più recente (ottenuto attorno al 1940) tra le prime due cultivar (Dugo e Bonaccorsi, 2013).
Descrizione agronomica del Bergamotto
Dal punto di vista agronomico e botanico, l’albero di bergamotto viene innestato su portainnesto di arancio amaro e potato a 4-5 metri di altezza, con una copertura fogliare di circa 5 metri di diametro. Il bergamotto ha foglie alterne, grandi, simili a quelle del limone per colore e forma. I fiori, bianchi e caratterizzati da un profumo inconfondibile, germogliano all’inizio della primavera (tra marzo e aprile). Il frutto del bergamotto è una bacca modificata chiamata esperidio, dalla forma piriforme, con peso che varia tra 80 g e 200 g. La buccia esterna del bergamotto ha uno spessore variabile e può essere liscia o rugosa. La buccia è divisa in un esocarpo sottile e colorato, detto flavedo, e un mesocarpo più profondo chiamato albedo.
Il frutto contiene la parte succosa del bergamotto, ovvero l'endocarpo, con polpa dal colore che varia dal verde al giallo pallido, con un sapore acido e amaro. I frutti del bergamotto possono essere raccolti tra dicembre e febbraio, quando raggiungono la maturazione. Durante la maturazione, il flavedo sviluppa cavità chiamate lacune, che si riempiono di olio essenziale, estraibile tramite spremitura a freddo (Rapisarda et al., 1996; Fatta Del Bosco et al., 2020).
In Calabria, che produce circa il 90% del bergamotto mondiale, la coltivazione avviene su circa 1400 ettari, lungo la fascia costiera reggina da Villa San Giovanni a Monasterace, sul Mar Ionio. Questa zona è protetta dai venti del nord grazie all’Aspromonte, e le condizioni climatiche ideali – con temperature medie tra le più alte in Italia e assenza di gelate – rendono possibile la coltivazione di bergamotto di alta qualità (Amato et al., 2013; Nesci et al., 2014).
Dal punto di vista nutrizionale, il bergamotto è ricco di vitamine, sali minerali e composti fitochimici bioattivi, con proprietà salutistiche riconosciute. Il succo di bergamotto è particolarmente ricco di flavonoidi, come la neoeriocitrina, neoesperidina, naringina, e rutina, noti per le loro attività biologiche, tra cui quella ipocolesterolemizzante (Adorisio et al., 2023).
I flavonoidi, metaboliti secondari derivati da fenilalanina e malonil CoA, sono suddivisi in vari gruppi, con i flavanoni particolarmente rappresentativi nel succo di bergamotto. Questi composti hanno mostrato effetti positivi sulla salute, contribuendo al benessere cardiovascolare e metabolico (Adorisio et al., 2023).
I flavonoidi più rappresentativi del succo di bergamotto sono:
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Neoeriocitrina
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Neoesperidina
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Naringina
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Rutina
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Neodesmina
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Roifolina
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poncirina
(Figura 2).
Figura 2. Struttura chimica, formula bruta e peso molecolare (PM) dei principali flavonoidi presenti nel succo di bergamotto.
Gli studi
L'infiammazione sistemica e l'ipercolesterolemia sono riconosciuti come fattori di rischio cruciali per lo sviluppo e la progressione di malattie cardiovascolari, inclusa l'aterosclerosi. Numerosi studi clinici hanno dimostrato l'efficacia dei flavanoni presenti nel succo di bergamotto nel controllo delle dislipidemie e nel miglioramento del profilo lipidico.
In uno studio condotto su 80 soggetti con ipercolesterolemia moderata, è stato somministrato un estratto di bergamotto contenente 150 mg di flavonoidi, inclusi neoeriocitrina, neoesperidina e naringina. Dopo 6 mesi di trattamento, si è osservata una significativa riduzione dei livelli di colesterolo totale, LDL e trigliceridi, con un aumento del colesterolo HDL. Inoltre, è stato riscontrato un miglioramento dello spessore della parete arteriosa carotidea, suggerendo che l'integrazione con i polifenoli del bergamotto possa ridurre i lipidi plasmatici e migliorare il profilo delle lipoproteine in soggetti con iperlipidemia moderata (Toth et al., 2016).
Un altro studio ha analizzato l'effetto di un integratore a base di bergamotto su soggetti con moderata ipercolesterolemia. L'assunzione ha portato a una riduzione dei livelli di proteina C-reattiva, migliorando i parametri di infiammazione sistemica e reattività endoteliale (Fogacci et al., 2022). In precedenza, uno studio aveva dimostrato che l'estratto di bergamotto riduceva i livelli di TNF-α in soggetti sovrappeso affetti da dislipidemia (Cicero et al., 2019).
In un ulteriore studio, è stato osservato l'effetto ipolipemizzante di un prodotto a base di bergamotto, il BrumexTM, che ha ridotto il contenuto di colesterolo e trigliceridi nelle cellule HepG2 in vitro. Un trial clinico successivo ha confermato questi risultati, evidenziando miglioramenti significativi nel profilo lipidico e lipoproteico dei partecipanti, inclusi riduzioni nei livelli di colesterolo totale, LDL, trigliceridi e glicemia a digiuno (Pierdomenico et al., 2023).
Inoltre, uno studio pilota ha documentato la biodisponibilità dei flavanoni del succo di bergamotto, identificando diversi metaboliti plasmatici e urinari, tra cui solfati e glucuronidi di esperidina, naringenina ed eriodictiolo. Alcuni di questi metaboliti hanno mostrato attività antiinfiammatoria, riducendo l'espressione genica di marker infiammatori come IL-1b, IL-6, IL-8 e TNF-α (Spigoni et al., 2017).
Questi risultati suggeriscono che il bergamotto, grazie ai suoi flavonoidi e altre componenti bioattive, potrebbe rappresentare un valido supporto nella gestione delle dislipidemie e dell'infiammazione, con potenziali benefici per la salute cardiovascolare.
Le proprietà ipocolesterolemizzanti del succo di bergamotto sono riassunte nella Tabella 2.
Tabella 2. Effetti del bergamotto sulle dislipidemie: studi clinici
Prodotto a base di bergamotto |
Condizione patologica/modello sperimetale |
Biomarker |
Referenza bibliografica |
BrumexTM |
Pazienti con moderata ipercolesterolemia |
Colesterolo totale, trigliceridi, colesterolo LDL, colesterolo non-HDL, apolipoproteina B100, glicemia a digiuno, transaminasi glutammico-ossalacetica, transaminasi glutammato-piruvato, gamma-glutamil-transferasi |
Pierdomenico et al., 2023 |
Prodotto nutraceutico contenente estratto di bergamotto |
Pazienti con moderata ipercolesterolemia |
Proteina C-reattiva ad alta sensibilità, reattività endoteliale |
Fogacci et al., 2022 |
Estratto di bergamotto |
Pazienti in sovrappeso affetti da dislipidemia |
Proteina C-reattiva ad alta sensibilità, TNF-α |
Cicero et al., 2019 |
Estratto di bergamotto |
Pazienti con moderata ipercolesterolemia |
Colesterolo totale, colesterolo LDL, trigliceridi, colesterolo HDL, spessore intima-media della parete arteriosa carotidea |
Toth et al., 2016 |
Bibliografia
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